Oncologia, sempre più a misura di persona

IL paziente nella sua singolarità di persona. “Persona” espressione con la quale si intende chi è portatore di una malattia, non semplice ammalato. Non rappresentante d’organo andato in avaria bensì malato, con la sua storia personale, con un percorso verso la malattia sono la rivoluzione copernicana della Medicina del Terzo Millennio.

L’oncologia è il versante di cura dove questa direzione è maggiormente applicata. Docenti universitari, medici di consolidata esperienza ospedaliera ne hanno discusso nel Convegno Oncologia del Futuro: Centrata sul Paziente organizzato dall’Osservatorio Sanità e Salute, nel pomeriggio di martedì 13 febbraio alla sala Capranichetta in piazza Monte Citorio a Roma.

La necessità di fare il punto è data dal costante progresso nell’ambito delle tecnologie mediche ha aperto nuove vie per la comprensione e la gestione dei tumori. L’applicazione di metodologie all’avanguardia nella diagnosi precoce e nei trattamenti personalizzati ha dato vita a un approccio sempre più mirato ed efficace.

In questo contesto di cambiamento e innovazione, emerge una solida determinazione nel settore medico di trasformare radicalmente l’esperienza dei pazienti affetti da tumori. L’obiettivo primario è quello di offrire opzioni terapeutiche sempre più mirate, minimizzando gli effetti collaterali e massimizzando l’efficacia dei trattamenti.

Francesco Vaia, Direttore Generale della Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute, ha fatto un plauso all’innovazione farmacologica. Grande contributo è stato dato anche grazie alla ricerca sull’ mRna, approfondita per la pandemia. “Abbiamo bisogno di alleanze vere: scuola, famiglia, formazione, prevenzione. Sono questi i motori per attenuare la domanda di salute”. Ha detto Vaia. “Superare la vergogna delle liste di attesa” – ha aggiunto il Direttore. Quindi intervenire pesantemente sul sistema. “Diamo più forza alla prevenzione”. Ha concluso.

È intervenuta CittadinanzAttiva con l’intervento della Segretaria Generale, Anna Lisa Mandorino. “La prevenzione è al primo posto dell’antologia centrata sul paziente – ha detto Mandorino – Una oncologia che guarda al futuro è un’oncologia che previene la condizione di malattia. Un’oncologia centrata sul paziente ma anche centrata sulla possibilità che i cittadini e le cittadine hanno di prevenire la malattia. Questa è una cosa già possibile ora con gli strumenti che abbiamo a disposizione tra cui gli screening di cui purtroppo però molta parte del nostro Paese ancora non dispone o che non usa in maniera adeguata. In Scozia si è debellata una tipologia di tumore proprio con l’esercizio massiccio della prevenzione”. Day Hospital onco-ematologica è il tipo di servizio a supporto sul quale ha lavorato Cittadinanza Attiva. “Sul mieloma multiplo abbiamo, anche, lavorato in questo solco di personalizzazione delle cure cercando di intervenire sui problemi concreti” – sempre la Segretaria Mandorino. La conclusione sul concetto di oncologia del Futuro che guardi anche alla possibilità, sempre più estesa, di convivere con una patologia oncologica. Il senso è anche quello di consentire terapie affinché si raggiunga livelli di cronicizzazione. Ma l’auspicio per tutti è che dalla patologia oncologica si possa guarire.

Dall’Istituto Superiore di Sanità è intervenuto il Direttore di Oncologia Mauro Biffoni. “C’è bisogno di un’accelerazione per l’ammissione dei farmaci che rappresentano una svolta nella cura. Stiamo lavorando su target molecolari. Abbiamo avuto dei modelli di approvazione più veloci e l’ammissione a terapie che con l’ulteriore messa in campo possono trovare un affinamento nell’applicazione”.

Ma sulla necessità di intervenire al primo insorgere del tumore è intervenuto Paolo Bironzo dell’Università degli studi di Torino. “Ogni neoplasia è diversa così come ogni paziente. Esistono approcci che preparano all’intervento chirurgico come lo accompagnano per la fase successiva. La medicina di precisione vede nel tumore alla mammella il primo grande approccio. Esistono marcatori di nuova generazione in grado di ritardare o scongiurare la recidiva. Grandi lezioni le abbiamo avute da un tipo di tumore chiamato Adjuvant TKSj”. Queste e altre importanti innovazioni che non significano la risposta ai problemi ma consentono di convivere con la malattia con fasi di liberazione dallo stato di costrizione del malato.

Investire nella ricerca significa ridurre la mortalità oncologica. Non è banale e non è scontato. È dimostrato. Ha illustrato i problemi della programmazione sanitaria in oncologia Dario Trapani dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano che è intervenuto dettagliatamente sulle strategie di prevenzione nel paziente oncologico.

La Senatrice Ilenia Malavasi ha salutato in apertura tematizzando lo sguardo da tenere sempre aperto sulla malattia oncologica. La Senatrice Elisa Pirro ha invece sottolineato sul potenziamento della ricerca nella terapia oncologica.

L’oncologia di precisione lavora sulle cosiddette terapie agnostiche, sulle quali ha relazionato Andrea Botticelli dell’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma. E alla domanda sulla terapia agnostica – per capire se è vera a tutti i tipi di tumore – ci risponde sempre l’applicazione. Su tre studi possiamo apprezzare il tipo di alterazioni da trattare. Ma al centro c’è sempre il paziente. Molecolar Tumor Board ha aperto la discussione su un caso singolo tra diversi specialismi. La sua prima sperimentazione ha dato il dieci per cento dei casi in cui è stata data un’indicazione diversa da quella d’un esclusivo specialismo. Questo ha comportato nelle applicazioni successive al 34% dei cambiamenti di terapie.

Sulle terapie basate su anticorpi monoclonali interviene Lucia Del Mastro, Università degli Studi di Genova. Conosciuti come la pallottola che riesce ad eliminare il tumore in undici anni, da quando sono stati valutati, hanno rappresentato passi avanti nella cura. L’effetto dimostrato in casi specifici è triplice che spiega come questi farmaci sono utilizzati in esclusiva. La mortalità ridotta, specialmente per il tumore alla mammella, è un fatto indiscutibile. Trastuzumab Derixtecan è l’esempio della differenza con il sistema di cura prima conosciuto che incoraggia la ricerca in questo ambito. Enfortumab ha dimostrato una performance curativa sconosciuta prima col trattamento standard. I vantaggi di questi ed altri trattamenti consistono nella mancanza di tossicità.

Fabrizio Pane dell’Università degli Studi di Napoli parla di nuove terapie per leucemie, linfomi e mielomi. Si tratta di patologie dell’anziano. Il primo progresso in oncologia è stato quello di fare una poli-chemioterapia. Una terapia a base di farmaci che dimostrava la possibilità di combinare varie terapie con risultati convincenti. Si poteva guarire dal cancro senza chirurgia con una combinazione di terapie. Lo confermava una vasta sperimentazione negli Stati Uniti. Siamo nell’era genomica della terapia. Sono sempre diversi questi trattamenti. Fin quando si sono elaborati dei veri e propri protocolli. La curva che indica la mortalità per tumore è aumentata dal 1969 a causa dell’invecchiamento medio. Ha toccato l’apice nel 1985. È scesa e gradualmente tornata ai livelli di partenza di questa analisi nel 2010.

E sul concetto di “guarigione” interviene Fabio Puglisi, Centro Riferimento Oncologico di Aviano. Ogni qual volta ci troviamo davanti a questo concetto ci troviamo nell’incertezza previsionale che non può ponderare una miriade di fattori multipli sul recedere o procedere della malattia. La guarigione può non essere il vero obiettivo se si riesce a sostenere una vita di buona qualità. Il problema è che sta aumentando il tempo di cognizione della presenza della malattia. Gli avanzamenti di tempi di guarigione si giustifica con la maggiore presenza di recidive dall’esordio. Tra gli anni Ottanta e Novanta il non aver approvato terapie ha evidenziato un rallentamento nei risultati alle cure. La realtà è che le persone che hanno ricevuto il farmaco adeguato, prodotto da ricerca e sperimentazione, possono dire di essere guarite evitando stilemi linguistici edulcoranti come “cronicizzazione”.

Alessio Cortellini, Policlinico Universitario Biomedico di Roma, tratta l’immunoterapia nei pazienti in stato precoce. Nel segnalare diverse esemplificazioni concrete, compatibili o alternative alla chemioterapia, tratta anche dei vaccini a mRNA.

Sui vaccini interviene Saverio Cinieri, Presidente Fondazione AIOM. Ricorda l’esperienza dell’introduzione all’obbligo vaccinale in Italia. “Sul paziente Oncologico la vaccinazione è un problema serio ma sottovalutato – ha esordito Cinieri – La vaccinazione anti-influenzale oggi è accreditata con procedibilità accanto alla terapia oncologica” …. “Le linee guida del paziente Oncologico per chi deve effettuare una vaccinazione sono prossime alla pubblicazione”. Altro problema è il cancro alla cervice. “Nei paesi dove c’è un programma di vaccinazione l’insorgenza di quella malattia è fortemente ridimensionata –sottolinea il presidente AIOM – Le donne si vaccinano di più ma gli untori sono i maschi. Sono tumori che esistono anche nel sesso maschile. Quattro casi di cancro alla cervice su centomila donne è l’obiettivo fissato dalle Organizzazioni sanitarie nel mondo, ancora lontano dall’essere raggiunto. Questo problema è anche nostro, non solo da donne e persone che arrivano da fuori l’Europa. L’attività fisica resta il più grande sistema di prevenzione facilmente praticabile. Fumo, alcol, scarsa alimentazione a base di verdure, sono gli altri elementi che facilitano l’insorgenza di tumori”.

In conclusione, Chiara Cremolini, dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria Pisana “Santa Chiara” di Pisa, centra il focus del convegno: “l’approccio al paziente operato per il quale ci si gioca l’obiettivo di guarigione”. IL problema nella relazione di Cremolini consiste nel fatto che: “la terapia aiutante entra quando la malattia è debellata ma non deve tornare. Sul caso del tumore al colon stiamo al palo. Su cento operati solo venti guarisco effettivamente grazie al trattamento chemioterapico (trenta hanno comunque un ritorno, cinquanta hanno risolto). Evitare di fare il trattamento chemioterapico è possibile con un test ultrasensibile. Oggi dobbiamo utilizzare ancora il condizionale ma questa terapia liquida può fornire una risposta rilevante in un tempo relativamente breve. Dobbiamo personalizzare la terapia in pazienti già operati e dobbiamo incentivare l’immunoterapia. Stiamo parlando ancora di tipologie di terapie da definire per l’approvazione finale ma sicuramente costituiscono un obiettivo imprescindibile”.

Il Coordinatore scientifico dell’evento Stefano Vella, docente di Metodologia della Ricerca Clinica presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, ha accennato al problema dei costi ma ha sottolineato il livello innovativo delle ricerche.