Nella cura della salute il rosso lo dà il bilancio

Quindici enti regione in stato di deficit che si avvicina al miliardo e mezzo

Più si parla di crisi finanziaria nella Sanità più pare alimentarsi il gravame per le rispettive economie regionali. Commisurato alla crisi economica, l’oggetto specifico col quale si misura in modo oggettivo il deficit di servizio sanitario resta quello delle liste di attesa. Sul tema di esercizio si era stanziato mezzo miliardo nel 2020 con proroga in finanziaria fino al 2022. A fine marzo scorso di quella somma stanziata oltre due anni fa restano ancora da spendere ben 152 milioni. La Sanità somiglia al resto d’Italia. Anche quando ci sono i soldi non riescono ad essere spesi. E non si può rimandare in oltre il problema del funzionamento della macchina statale.

Letta solo sui bilanci il dato della crisi complessiva si supera ogni anno e per l’ultimo anno documentabile in modo completo il disavanzo è di un miliardo 469 milioni. Sono quindici gli enti regionali che lamentano il deficit più grande. E la tendenza è ad aggravare il peso dei costi. Tre anni fa il bilancio si era concluso con il deficit di ottocento milioni. Due anni fa ha superato il miliardo. Nel 2022 sfiora il miliardo e mezzo, come già riportato.

A dare le cifre precise della crisi è la Corte dei conti. Ogni regione ha la sua voragine. C’è chi ce l’ha più limitata, come l’Abruzzo a 0,1 milioni, ma solo la Sicilia ha un rosso da 247 milioni. La manovra che si compie, quindi, è quella di manovre di bilancio da parte di altri enti regione per impinguare la voce delle risorse aggiuntive garantendo il ristabilimento dei conti.

“Il fenomeno è diffuso in tutte le aree del Paese, ma tocca in misura maggiore le regioni a statuto ordinario del Centro Nord” – è l’illustrazione che ne dà la Corte dei conti.

Piemonte, Liguria ed Emilia hanno un disavanzo di 186 milioni. Il Lazio è la regione che ha incrinato maggiormente l’esubero di costi. Mentre le Regioni del Sud hanno risultati assai migliori di quelli sperati. Una causa è attribuita al fatto che l’allarme del Covid ha scoraggiato le migrazioni sanitarie verso il Nord evitando maggiorazioni di spese. Le regioni a Statuto speciale incrementano di anno in anno il deficit sanitario. Quelle a Nord accentuano le perdite del 7%. Al Sud si passa da 179 milioni del 2021 a 376,2 milioni del 2022.

Ma al di là del deficit la domanda è sui livelli del servizio sanitario offerto negli ultimi anni. La stima, come noto, vien fatto rispetto la tenuta di un asse di continuità tra tre grandi categorie monitorate: ospedale, il territorio e la prevenzione. Ed è sempre la Corte dei conti presenta dati provvisori rispetto al 2021. Sui livelli essenziali di assistenza sarebbero migliorati. Criticità permangono nelle regioni meridionali.  Calabria e Valle d’Aosta risultano insufficienti sia per area dell’ospedale, del territorio e per la prevenzione. La Sardegna, per territorio e ospedale. Sicilia e Bolzano praticamente non conoscono prevenzione. Molise, l’assistenza ospedaliera. Campania, quella territoriale.