Depressione da Covid diffusa in Italia

Secondo una ricerca di Nature insieme al contagio l’Italia è stato il paese che sotto il profilo psicologico ha più pagato i costi della clausura come forma preventiva di autotutela dal virus


La ricerca sottolinea la necessità di tenere conto delle conseguenze psicologiche della pandemia e del blocco del COVID-19. Guarda a un approccio olistico. Considera sia la salute fisica che mentale e il benessere. La valutazione sull’impatto psicologico del COVID-19 è su 6700 italiani. Più alti di sintomi depressivi nelle donne, nei giovani adulti, nelle persone segnalare l’incertezza professionale e lo status socioeconomico inferiore. È stata trovata una correlazione positiva anche per gli individui che vivono da soli, coloro che non potevano uscire di casa per andare a lavorare e le persone con un caso di COVID-19 in famiglia, mentre la regione di residenza non era un predittore significativo di sintomi depressivi. La ricerca, in definitiva, conferma ciò che è intuitivo e già tematizzato. Va detto che gli studi sono stati condotti su campioni non rappresentativi della popolazione perché i soggetti presi a campione sono stati raggiunti grazie ai canali dei social media.

Lo studio è stato condotto subito dopo la fase di lockdown, nel giugno 2020 (dal 4 giugno al 19 giugno), al fine di raccogliere le reazioni immediate all’emergenza. Abbiamo infatti effettuato l’indagine appena terminata la fase di blocco, con la riapertura delle industrie manifatturiere e dei cantieri e la ripresa dei movimenti nelle regioni italiane (dal 3 giugno). Questo lasso di tempo sembra ideale per condurre un’analisi sul campo perché l’intera fase di blocco era appena terminata, la memoria dei cittadini del periodo di blocco era ancora intatta e l’organizzazione di un’indagine così complessa era fattibile.