“IL VIRUS SI STA ADATTANDO”

Lo dice anche un articolo pubblicato su The National Center for Biotechnology Information

IL tema è ricorrente e controverso, sia nel dibattito pubblico che tra gli specialisti. Un importante contributo lo dà la ricerca del gruppo di Francois Balloux all’Istituto di Genetica di University College of London (van Dorp L. et al., Emergence of genomic diversity and recurrent mutations in SARS-CoV-2. Infection, Genetics and Evolution, Volume 83,  2020, 104351). Questo studio arriva a due importanti conclusioni:

  1. L’origine temporale del virus può essere stimata tra il 6 ottobre ed il 11 dicembre 2019 (quindi ben prima dei cosiddetti “primi casi” del mercato di Wuhan di fine dicembre 2019). La nuova datazione comporta il cambiamento delle stime nelle curve epidemiologiche. In sostanza, quelle finora analizzate sono sbagliate.  Quindi il modello computazionale di stima e previsione delle ripercussioni del virus nelle società trova spiegazione nel suo fallimento.
  2. L’evoluzione di SARS-CoV-2 nelle diverse parti del mondo è caratterizzata da alti livelli di omoplasia (leggasi come: ‘virus muta in modo “indipendentemente simile” in diverse aree geografiche, e senza avere un progenitore comune’).

In altri termini, la presenza di omoplasia (è stata trovata anche in Islanda, dove in tutto ci sono stati 1.800 casi e 10 morti) ed in così breve tempo porta evidenza scientifica – indiretta ma solidissima – a favore dell’ipotesi di un rapido, progressivo e convergente adattamento di SARS-CoV-2 all’ospite umano. I dati globali sulla letalità cruda di COVID-19 indicano che questa diminuisce col tempo in ogni sito epidemico. La maggior parte degli adattamenti virus-host vanno nella direzione di una ridotta patogenicità (cfr. G. Silvestri Il Virus Buono, Rizzoli editore, 2019).