Eroismo in corsia

Se abbiamo scoperto il coronavirus in casa nostra prima che i suoi danni, col vantaggio del tabù, fossero addirittura peggiori di quel che vediamo oggi lo dobbiamo a una donna: l’anestetista che a Cotogno ha preso a cuore il caso di un malato di polmonite con inspiegabili complicazioni. Ne ha parlato il quotidiano La Repubblica.

IL coraggio di un’anestesista che ha superato i protocolli ed ha effettuato il tampone. Si chiama Annalisa Malara. Ha trentotto anni.

IL paziente dal 14 febbraio aveva una polmonite leggera ma le terapie conosciute non lo aiutavano. Anzi, il 19 febbraio era dovuto tornare in ospedale in situazione assai aggravata tanto da necessitare la rianimazione. L’anestesista capisce che potrebbe essere proprio causa di quel virus di cui tutti parlano: il coronavirus dalla Cina. Chiede e ottiene il permesso di fare il tampone ma lo ottiene solo caricandosene la responsabilità. Bisogna infatti ricordare che ‘ la medica ‘ non è una virologa, né una pneumologa. Annalisa Malara procede però con la determinazione metodologica che ha ben assimilato: quando un malato non risponde alle cure normali, le hanno insegnato all’università, si deve valutare l’ipotesi peggiore. IL 20 gennaio ha il riscontro positivo: l’uomo ricoverato in rianimazione per un aggravamento di polmonite ha il coronavirus. Ciò però implica che la ‘ medica ‘ dovrà sottoporsi alla quarantena che trascorrerà in ospedale, nonostante avesse operato adottando tutte le accortezze. Questo sempre perché i protocolli lo vogliono.

Dopo il tempo di segregazione per lei non si evidenzia nessuna conseguenza. E neanche per i suoi collaboratori. Senza il suo coraggio chissà quando avremmo scoperto di avere il coronavirus a casa nostra e chissà quanti danni peggiori avrebbe fatto!