Covid-19 un primissimo bilancio

Istat e Istituto Superiore di Sanità hanno collaborato alla prima ricerca pubblicata sugli effetti nefasti del virus in Italia

Dal 20 febbraio (primo decesso attribuito al Covid19) al 31 marzo 2020, i decessi registrati sono stati 90.946 contro i 65.592 della media dello stesso periodo del quinquennio 2015-2019. Sono dati licenziati dall’Istat

in una ricerca fatta insieme all’Istituto Superiore di Sanità. Quindi un più 25.354. Ma è il 54% di questi che è costituito dai morti diagnosticati per causa del Covid19. Quindi i decessi da coronavirus ammonterebbero a 13.710. Sempre meglio leggere i numeri concreti piuttosto che farsi imbrigliare dalle percentuali e dalle stime di tendenza. Ma è anche vero che rimane difficile confinare una causa a un fattore determinante piuttosto che un altro. Il rapporto, infatti, guarda all’incremento dei decessi. E questi parlano chiaro. Se un incremento così forte c’è stato non è a caso. Va anche detto che i dati sono più che parziali. Primo, perché si riferiscono a uno spettro limitato di tempo. Secondo, perché non riescono a leggere integralmente la portata storica di questa malattia e i suoi effetti indiretti.

L’aumento dei decessi, anche se non direttamente riferibili al Covid-19, fa parte di una mortalità indiretta non correlata al virus ma causata dalla crisi del sistema ospedaliero nelle aree maggiormente affette. Ci sono in più i decessi a persone a cui però non è stato fatto il tampone. Oltre a questi ci sono altri decessi, non conteggiati, di persone con disfunzioni di organi come cuore o reni che però hanno accentuato il loro stato di malattia a causa del virus. Quest’ultimo caso è parallelo a quello dei malati di Covid-19, invece registrati come tali, che sono stati classificati come deceduti per questa complicanza virale pur avendo delle patologie pregresse.

In ogni caso l’impatto di questo evento virale nella società sarà riesaminato come in termini di gravità assai più pesanti di quanto ci appare oggi.