Decessi per parto, i primi perché

Il pericolo di degenerazioni in setticemia l’allarme avvertito in ciascuna delle profilassi di adeguato intervento

La scelta del momento in cui effettuare il taglio cesareo è cruciale al fine della sopravvivenza materno-fetale.

Ma si lavora ancora per capire ogni elemento di verità che possa far comprendere le cause effettive dei decessi. Nel frattempo però sono state depositate le relazioni preliminari scaturite dalle ispezioni presso l’Ospedale S.Anna di Torino, gli Spedali Civili di Brescia, l’Ospedale G. Fracastoro di San Bonifacio (Verona) e l’Ospedale San Bassiano di Bassano del Grappa. Il 12 gennaio il ministero della salute ha comunicato il primo risultato della ricerca relativa ad eventuali responsabilità.

 

Il primo decesso – Angela Nesta e la piccola Elisa Al S. Anna di Torino – non ha elementi per sollevare recriminazione per cattiva gestione.  C’è stata la gestione della improvvisa complicanza con tutti gli accertamenti necessari e le manovre di emergenza sia per la rianimazione materna, sia neonatale. L’esperienza insegna però di predisporre protocolli per donne che acquisiscono peso eccessivo alla norma in stato di gravidanza.

Nel secondo decesso analizzato – Giovanna Lazzari allo Spedali Civili di Brescia – sono emersi aspetti critici  sia nell’organizzazione che sotto l’aspetto clinico. Non erano stati sufficientemente ponderati i rischi presenti in gravidanza e al momento del ricovero. L’aspetto specifico riguarda le infezioni.

Nel terzo caso analizzato – il decesso di Marta Lazzarin all’ospedale San Bassiano di Bassano del Grappa – la gestione dell’emergenza non è stata adeguata per la cattiva comunicazione. Si sono create aspettative nei familiari sull’esito delle cure. Non c’è stata adeguata gestione del dolore.

Nel quarto decesso – Anna Massignan nell’Ospedale G. Fracastoro di San Bonifacio, Azienda ULLSS N.20 di Verona – ha richiesto ulteriori approfondimenti, specialmente per verificare il carattere organizzativo e clinico dell’intervento.