Il mondo “smart” e “mobile” che stiamo vivendo ci sembra pronto per “avere la salute in palmo di mano”, per “curare il cittadino a casa con il telefonino”, per “avere la cartella clinica sempre e dovunque, anche in Europa”: i risultati degli esami del sangue si scaricano dal portale della struttura sanitaria, il glucometro del paziente diabetico è collegato allo smartphone e anche il medico può utilizzare il telefonino per effettuare un’ecografia. Questa tecnologia di facile accesso e utilizzo ha aperto le porte della sanità digitale, che ha mosso i suoi primi passi ormai più di quarant’anni fa, anche al cittadino/paziente e alla sua famiglia.
A fronte di una innovazione che può portare al miglioramento della diagnosi e della cura, con contenuti accessibili sempre e dovunque, riduzione degli errori e dei costi della sanità, restano comunque degli elementi critici: armonizzare le informazioni provenienti da sistemi commerciali diversi, rispettare efficacemente la riservatezza e garantire la sicurezza dei dati, proteggere il cittadino dalla “salute fai-da-te”, progettare sistemi di estrazione della conoscenza da grandi moli di dati, ideare modelli di business per rendere i nuovi sistemi informatici sostenibili. Questi sono solo alcuni dei problemi che la ricerca deve ancora risolvere. L’attuazione di politiche mirate, ad iniziare dal neonato Patto per la Sanità Digitale, possono creare il framework di riferimento e armonizzazione in cui le sfide della ricerca e la sperimentazione dell’innovazione potranno far fiorire la sanità del futuro.
Questo sarà l’oggetto del convegno in cui la comunità scientifica di riferimento in Italia si confronterà con quella politica ed istituzionale per fare il punto sullo status quo della ricerca e delle soluzioni disponibili nonché traguardare ai futuri scenari che si vanno proponendo.
